mercoledì 31 maggio 2017

Puntata del 28 Maggio 2017 Garun

Garun
 
in studio Ortensia Giovannini
 
Abbiamo ascoltato:
 
Mayrum (album Musicisti armeni in USA )
Canto patriottico da un testo del poeta armeno Mikael Nalbandian ‘Song of an italian girl’ registrato nell’interpretazione di un’anziana donna armena
Djivan Gasparyan - Lovely Spring (album Moon Shines at Night 1993 )
Danza popolare armena (album Musicisti armeni in USA )
Sanctus (registrazione effettuata nella chiesa armena di Milano alla messa per l’anniversario del genocidio )
Padre Vertanes e corale Akn - Liturgia delle ore - Per tutti i tempi
 
 
 
 
 
 

mercoledì 24 maggio 2017

Puntata del 21 Maggio 2017 Le Musiche differenti

Le Musiche Differenti
 
in studio Maurizio Disoteo
 
Abbiamo ascoltato : 
 
L’Estorio Drolo - registrazioni sul campo di una canzone della prima guerra mondiale e di una canzone d’osteria
E ZèZi gruppo operaio - Terra bruciata (album tricchaballacche aulive e Chiapparielli 2011 )
Francesco Benozzo Fabio Bonvicini Fratelli Mancuso - Un requiem laico ( Arci Reggio Emilia /Fondazione ex Campo di Fossoli 2016 )
Tama Trio - Ballettu Missinisi ( album Voglio un chilo di pane S’Ard Music 2015 )
 
 
 
 
 
 

martedì 16 maggio 2017

Puntata del 14 Maggio 2017 Sorge ancora la luna

Sorge ancora la luna...
Federico De Ambrosis,Niccolò Garufi,Edoardo Caizzi e Giancarlo Nostrini hanno presentato l’autobiografia di Michael Dickson ‘Bomber Renegade’
Abbiamo ascoltato : 
Chumbawamba - Tubthumping
The Boys of the Old Brigade
W la quinta brigada
Bothy Band - Fionnghuala 
 Michael Dixie Dickson, "Bomber Renegade, Un Soldato di Sua Maestà al Servizio dell’Ira"
Milano, Milieu, 2016, pp. 173, € 15,90
(4 Dicembre 2016)
Bomber renegade

Bontà delle edizioni Milieu, continuiamo nella full irish immersion, con le biografie di personalità che hanno costellato la recente storia dell’Irlanda, soprattutto del Nord, a cavallo tra il banditismo sociale e la sovversione politica. Siamo alla seconda uscita sull’argomento per quella che, ad ora, è una trilogia della collana Ombre rosse. Quindi, non è finita qui.
A questo giro, la sortita è anche di tipo multimediale: libro + cd, e le vicende sono quelle di Michael “Dixie” Dickson, nato in Germania da una famiglia originaria del Circondario di Glasgow, Scozia. Padre militare, protestante, e madre cattolica. Da bambino segue gli spostamenti per ragioni di lavoro della famiglia e anche lui si arruola nell’Esercito britannico, tanto da partecipare alla Guerra delle Falkland, o meglio alle operazioni di stabilizzazione che fecero seguito a quel ridicolo, quanto terribile, conflitto. Siamo negli anni Ottanta e Dixie non è direttamente interessato alla politica. Vi si avvicina attraverso la passione calcistica, vale a dire il tifo per il Celtic, la squadra dei cattolici di Glasgow, una tra le più politicizzate al mondo, per il suo appoggio alla causa irlandese, così come alle altre cause d’indipendenza, in particolare della Palestina. Capofila nell’Antifascismo e nell’antirazzismo, la tifoseria del Celtic è, infatti, l’unica a potersi fregiare del gemellaggio con quella dell’altro grande kultclub, il St. Pauli di Amburgo. In curva, Michael sente i cori indipendentisti e vede circolare “An Phoblacht” (“La Repubblica”), periodico del Sinn Féin, oltre ai bollettini e alle fanzines degli irlandesi, e se ne appassiona. È un mezzosangue ma questo non importa: la causa irlandese, come tutte quelle sinceramente indipendentistiche, ha a che vedere con il sentimento di libertà e, magari, come in questo caso, di classe, e non con gli etnicismi e i razzismi. Dickson diviene così militante a tempo pieno, abbandona la divisa di Sua Maestà ma non i precetti militari che vi ha appreso, utili ora alla cospirazione antibritannica, ed entra in una flute marching band, una di quelle bande musicali che accompagnano le marce commemorative e i cortei, con quella coreografia di cui gli irlandesi sono indiscussi maestri. Queste manifestazioni, ovunque si svolgano, sono oggetto di tensione con i protestanti unionisti, qui definiti giustamente fascisti, poiché animati da sentimenti imperialistici di stampo nazionalista, aggressivo e razzista. Tutto ciò in barba a quanto, ancora, accade in Italia, dove, in base al fatto che gli irlandesi fossero cattolici, che avessero la croce celtica nella propria simbologia, un tricolore simile al nostro, e che, secondo il noto auspicio, Dio dovesse stramaledire gli inglesi, l’estrema destra esprime, strumentalmente, sostegno alla causa indipendentista, salvo poi intrattenere rapporti con i fascisti inglesi che considerano gli irlandesi dei cani.
Dopo una prima fase di piazza, l’autore dell’autobiografia entra quindi nell’Ira, vivendo l’ultima fase del conflitto armato, quella che ha portato agli Accordi di pace tuttora in vigore. Si mette a disposizione per compiere un attentato contro le caserme britanniche presenti sul suolo tedesco, tentando così il gioco di sorpresa. L’azione è portata a compimento, nel 1996, ma non fa alcuna vittima e quindi, secondo gli obiettivi militari stabiliti, cioè colpire i soldati britannici, fallisce. Michael Dickson è ormai in clandestinità (Bomber renegade, attentatore clandestino, lo definiscono i titoli dei tabloid), vive tra l’Irlanda del Nord e l’Eire, fa diversi lavori, diventa padre ma, nel 2002, una gitarella a Praga gli è fatale. L’arresto, la detenzione, prima nella Repubblica Ceca e poi in Germania, e, infine, nel 2006, la scarcerazione dopo una campagna sostenuta da varie realtà antifasciste e internazionaliste, con i tifosi del St. Pauli in prima linea, senza quei gesti estremi di protesta carceraria caratteristici dei decenni precedenti: i tempi erano comunque cambiati. Oggi Dickson, ultimo prigioniero Ira scarcerato, è un libero cittadino irlandese, ultrà attivo sul fronte politico e sociale, fiducioso nel Processo di pace e perciò diffidente verso quei tentativi, come Real Ira o Continuity Ira, di rilancio della lotta armata.
Il volume presenta una sostanziosa appendice a cura di Federico De Ambrosis e Niccolò Garufi, Un viaggio lungo la storia dell’Irlanda attraverso le canzoni, con la spiegazione, il testo originale e la traduzione degli 11 brani folk eseguiti da Glasnevin, Conor Kelly e Gary Og, inseriti nel cd allegato.
L’Italia è presente nei ringraziamenti dell’autore e nei proventi del libro che andranno all’Associazione Dax, in ricordo di Davide Cesare, assassinato a Milano dai fascisti, nella notte del 16 marzo 2003.


lunedì 8 maggio 2017

Puntata del 7 Maggio 2017 La Pausa







Abbiamo ascoltato : 
Giacomo Cuticchio Ensemble - Scherzo (album Quaderno di danze e battaglie dell'Opera dei Pupi Egea Records 2011 )
Stelios Petrakis - Pare me nyhta (album Orion 2008 )
Malicorne - Le branle des chevaux (album Le bestiaire 1979 )
Malicorne - La Mule (album Le bestiaire 1979
Eric Marchand - Gavotte Montagne


https://www.mixcloud.com/giovanna-brezzo/la-pausa-la-sacca-del-diavolo-7-maggio-2017/


 

 

 

lunedì 1 maggio 2017

Puntata del 30 Aprile 2017 I Suoni dei Maggi

I Suoni dei Maggi 
Abbiamo ascoltato : 
Filippo Turati - Canto del lavoro
Bruno Cassinari Mario De Micheli Ibrahim Shaban Likmetaj Kodra - Quando il grano maturò (Canzone del 25 Aprile ) Donata Pinti ed altri - (album Noi siam nati chissà quando chissà dove Canzoni per il sessantennale della Resistenza ed. FolkClub Ethnosuoni )
Rafael Carratalá Ramos - Hijos del pueblo (Barcellona 1937 )
Filippo Buonarroti - Or che innalzato è l’albero Giovanna Marini e Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio (album E un pensier ribelle in cor ci sta ed. Valter Colle/Nota )
Pietro Gori - Inno del Primo Maggio Giovanna Marini e Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio (album E un pensier ribelle in cor ci sta ed. Valter Colle/Nota )
Loreena Mckennitt - Huron Beltane Fire Dance ( album Parallel dreams 1989 )
Beltane Border Morris' new dance for 2016 - Black Fox
La Piazza - Strambotti del Maggio ( album Milandè ed. Felmay )


 Or che innalzato è l'albero
s'abbassino i tiranni,‎
da suoi superbi scanni
scenda la nobiltà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
L'indegno aristocratico
non osi alzar la testa;‎
se l'alza, allor la festa
tragica si farà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Già reso uguale e libero,‎
ma suddito alla legge,‎
è il popolo che regge,‎
sovrano ei sol sarà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Giuri ìmplacabil odio
ai feudi, alle corone
e sempre la nazione
libera resterà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎
‎ ‎
Sul torbido Danubio
penda l'austriaca spada,‎
nell'itala contrada‎
mai più lampeggerà.‎

Un dolce amor di patria
s'accenda in questi lidi,‎
formiam comuni i gridi
‎- Viva la libertà -‎




 FIGLI DEL POPOLO

Figlio del popolo, ti opprimon catene
e questa ingiustizia non può seguitare,
se la tua esistenza è un mondo di pene
all'essere schiavo preferisci morire.
Questi borghesi, parecchio egoisti,
che così disprezzano l'Umanità,
spazzati via saran dagli anarchisti
al forte grido di libertà.

Ah!

Rosso stendardo, soffrire non più,
lo sfruttamento soccomberà.
Insorgi, popolo leale
al grido della rivoluzione sociale.
La rivendicazione non va chiesta;
solo l'unione la potrà esigere.
Il nostro pavese non lo spezzerai,
turpe borghese.
Vade retro!

I cuori operai che palpitano
per la nostra causa, saran felici.
Se entusiasti de uniti combattono
della vittoria la palma otterranno.
I proletari dovran trattare
la borghesia con alterigia
e combatterla anche per sfida
alla sua malvagia stupidità.

Ah!

Rosso stendardo, soffrire non più,
lo sfruttamento soccomberà.
Insorgi, popolo leale
al grido della rivoluzione sociale.
La rivendicazione non va chiesta;
solo l'unione la potrà esigere.
Il nostro pavese non lo spezzerai,
turpe borghese.
Vade retro!  (traduzione Riccardo Venturi )




Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua del lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
e la vasta ideal fioritura
In cui freme Il lucente avvenir

Disertate falangi dl schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio dl forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dal tiranni de l'ozio e de l'or

giovinezza dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date al petti il coraggio e la fé

Date fiori ai ribelli caduti
collo squardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor



 Su fratelli, su compagne, su, venite in fitta schiera: sulla libera bandiera splende il sol dell'avvenir. Nelle pene e nell'insulto ci stringemmo in mutuo patto, la gran causa del riscatto niun di noi vorrà tradir. Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. La risaia e la miniera ci han fiaccati ad ogni stento come i bruti d'un armento siam sfruttati dai signor. I signor per cui pugnammo ci han rubato il nostro pane, ci han promessa una dimane: la dima si aspetta ancor. Il riscatto del lavoro... L'esecrato capitale nelle macchine ci schiaccia, l'altrui solco queste braccia son dannate a fecondar. Lo strumento del lavoro nelle mani dei redenti spenga gli odii e fra le genti chiami il dritto a trionfar. Il riscatto del lavoro... Se divisi siam canaglia, stretti in fascio siam potenti; sono il nerbo delle genti quei che han braccio e che han cor. Ogni cosa è sudor nostro, noi disfar, rifar possiamo; la consegna sia: sorgiamo troppo lungo fu il dolor. Il riscatto del lavoro... Maledetto chi gavazza nell'ebbrezza dei festini, fin che i giorni un uom trascini senza pane e senza amor. Maledetto chi non geme dello scempio dei fratelli, chi di pace ne favelli sotto il pie dell'oppressor. Il riscatto del lavoro... I confini scellerati cancelliam dagli emisferi; i nemici, gli stranieri non son lungi ma son qui. Guerra al regno della Guerra, morte al regno della morte; contro il dritto del del più forte, forza amici, è giunto il dì. Il riscatto del lavoro... O sorelle di fatica o consorti negli affanni che ai negrieri, che ai tiranni deste il sangue e la beltà. Agli imbelli, ai proni al giogo mai non splenda il vostro riso: un esercito diviso la vittoria non corrà. Il riscatto del lavoro... Se eguaglianza non è frode, fratellanza un'ironia, se pugnar non fu follia per la santa libertà; Su fratelli, su compagne, tutti i poveri son servi: cogli ignavi e coi protervi il transigere è viltà. Il riscatto del lavoro..